martedì 19 febbraio 2008

A gramadora


Mentre proseguono le registrazioni in studio, di cui pubblicheremo foto-story al più presto, iniziamo a parlare di quelli che sono i brani che vanno a comporre la tracklist dell’album.

A gramadora, ovvero “la gramolatrice” è il titolo di quella che è forse la “canta” tradizionale più famosa in terra di Romagna. Prende il nome dalla “gramola”, attrezzo utilizzato durante la lavorazione della canapa per sfibrare, battere e maciullarne le fibre legnose.
“A gramadora” è un inno al lavoro e alle donne, compiuto in modo scherzoso e allegro, in un mondo in cui le fatiche della vita si dimenticavano in un letto di fresche lenzuola (di canapa ovviamente) tessuta in casa.
Al lavoro della gramola si alternavano soprattutto i giovani ed era quindi una buona occasione per corteggiare le belle ragazze: nel brano si canta la bellezza di una giovane ragazza dai capelli e occhi neri come il carbone e dalle labbra rosse come ciliegie. Lei non cede alle lusinghe ed è pronta a menare le mani per frenare le intemperanze del suo corteggiatore che infine le propone di “darle un bacio in cambio di uno schiaffo”.

Noi questo tradizionale romagnolo in 6/8 l’abbiamo cantato nell’armonizzazione vocale classica (versi di Aldo Spallicci, musica di Cesare Martuzzi), inserendo nell’arrangiamento strumentale un riff tratto da “Fiesta”, pezzo dei Pogues, gruppo irlandese folk-rock/punk (citato anche da Vinicio Capossela nel brano “L’Uomo vivo” dell’album Ovunque proteggi). Suonato col bouzouki, strumento a corde tradizionale irlandese, il riff è adattato al ritmo del brano e poi riportato alla velocità originale sul finale. L’arrangiamento è del ‘nostro’ Roberto Romagnoli.

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